La scuola moderna di Célestin Freinet, pubblicato in Italia da Loescher Editore nel 1963 a cura di Giuseppe Tamagnini, è un volume estremamente interessante in cui si colgono molti aspetti della pedagogia freinetiana.
Il libro – come recita il sottotitolo – appartiene alla Collana di filosofia, pedagogia e didattica per gli istituti magistrali e forse per questo “racconta” in modo estremamente semplice i punti cardine delle tecniche e del “tâtonnement”.
Dopo la biografia dell’autore, allora ancora vivente, e prima di addentrarsi nella parte tecnica e pedagogia il curatore si concede alcune interessanti riflessioni che ancor oggi aiutano a “destreggiarsi” meglio e a “meglio comprendere” come applicare questa modalità di insegnamento adeguandola al mondo di oggi.
Eccone alcuni passaggi, a mio avviso, molto significativi:
“Le tecniche Freinet sono, per loro stessa natura, ricerca permanente, adeguamento costante e sempre incompiuto ad una realtà viva che si svolge e si evolve, sono storia esse stesse, vita vissuta, tese sempre ad aggiornarsi e perfezionarsi nello sforzo di affrontare e risolvere in concreto e realisticamente i problemi sempre nuovi che la storia e la vita pongono nell’educazione, avendo come costante l’elevazione dell’uomo verso i valori sociali e democratici di una sempre più degna umanità”.
E poi ancora,
“Freinet, si è sempre rifiutato di attribuire al suo complesso metodologico la denominazione di metodo, per quel tanto di presuntuoso e di statico implicito in quel termine; ammaestrato in ciò e reso diffidente dalla sorte dei numerosi metodi, vecchi nuovi e nuovissimi, che pur partiti da situazioni vivacemente problematiche si sono irretiti in formule trasformandosi nella maggior parte dei casi in vuoti schemi, egli vuole mantenere i suoi procedimenti aderenti alla vita e non alle formule, offre ai suoi seguaci strumenti di lavoro, indica delle prospettive, ma lascia a ognuno il compito e la responsabilità di individuare e risolvere i problemi vivi del momento”.