Il Kamishibai, una valigetta in legno che racchiude “storie”, è uno strumento che affascina grandi e piccini. Il suo nome (纸 芝 居), viene tradotto in “dramma di carta” (Kami: Carta; Shibai:Teatro – Dramma), e lascia facilmente intuire le origini orientali.
Un po’ gioco, un po’ spettacolo è un modo originale ed efficace per intrattenere i bambini avvicinandoli alla cultura giapponese. E’, inoltre, uno strumento per l’animazione alla lettura, una sorta di teatrino di legno utilizzato, un tempo, dai cantastorie utile oggi per stupire e abituare, anche i più piccoli, all’ascolto di narrazioni insolite.
I Kamishibai, negli anni ’20 del secolo scorso, in Giappone venivano montati su una bicicletta e portati in giro dai narratori – Gaito kamishibaiya – alla ricerca di un pubblico.
Da alcuni anni la casa editrice Artebambini commercializza questo piccolo teatro di legno (butai) insieme alle tavole che racchiudono le storie. Molto coinvolgenti e allegre quelle di Gek Tessaro “Il cavallo e il soldato” e “L’albero e la strega”. “Il mio colore” e “La finestra viola”, entrambi di Fuad Aziz, sono interessanti perché raccontano storie a sfondo interculturale.
Anche i bambini possono essere i protagonisti della costruzione di storie e di tavole da leggere con questo strumento. E il divertimento è sicuramente assicurato!!!
Cos’è il Kamishibai?
È un teatrino di legno, di piccole dimensioni, composto da una parte frontale a cui sono attaccate due ante laterali che formano una sorta di sipario. Una volta chiuso somiglia a una valigia. Su un lato della cornice (lateralmente alla parte frontale) c’è una fessura dove si fanno scorrere i fogli con le immagini da mostrare agli spettatori, mentre sul retro di ogni tavola illustrata vi è il testo della storia che viene letta dal narratore.